LUISA ALBERTINI. Opere in corso
8-30 marzo 2003
S. Pietro in Atrio, Via Odescalchi, Como

LUISA ALBERTINI. Gioielli: Disegni di Luisa Albertini interpretati da Pietro Grigioni
8-29 marzo 2003
Galleria Lietti Arte Contemporanea , via Diaz 3, Como

LUISA ALBERTINI. Opere 1936/2002
Presentazione della monografia su Luisa Albertini a cura di Giuliano Collina
S. Pietro in Atrio, Como


Luisa Albertini è una figura importante della cultura comasca. Riservata e poco propensa a mettersi in mostra, ha sempre lavorato con grande intelligenza in ambito artistico ottenendo interessanti riscontri in Italia e all’estero.Ora, una serie di manifestazioni propone una riflessione complessiva sul suo lavoro, approfittando anche dell’uscita di una monografia a lei dedicata, curata da Giuliano Collina.
In primo piano è senza dubbio da porre la mostra “Luisa Albertini. Opere in corso” che si tiene dall’8 al 30 marzo in San Pietro in Atrio a Como (inaugurazione venerdì 7 alle ore 18.00) e che punta a colmare quel vuoto nella testimonianza sul lavoro dell’artista che si è creato dalla data dell’ultima mostra (all’Atrio di Como nel 1989) ad oggi. In questi anni Luisa Albertini, abbandonando quasi del tutto i materiali e le tecniche “non convenzionali”, si è andata confrontando in modo sempre più convincente con il pennello e la tela della tradizione pittorica, impegnata con sorprendente vitalità nello scandaglio di temi espressivi nuovi e nell’approfondimento di tematiche già presenti nella sua produzione precedente. L’attenta selezione dei trenta dipinti della mostra, rigorosamente riferibili all’ultimo decennio, è stata curata da Giuliano Collina con l’intento di illustrare proprio la vivacità mentale dell’artista che non si è adagiata su immagini e modi acquisiti, ma ha saputo e sa tuttora guardare avanti e cercare nuove soluzioni e suggestioni.In parallelo a questa rassegna la Galleria Lietti Arte Contemporanea di via Diaz accoglie la mostra “Gioielli”, promossa dalla Gioielleria Benzoni di Como, dove sono esposti gioielli realizzati da Pietro Grigioni sulla base di disegni di Luisa Albertini.Nell’ambito delle due mostre è inoltre prevista per mercoledì 12 marzo alle ore 19, sembre in San Pietro in Atrio, la presentazione in anteprima della monografia Luisa Albertini. Opere 1936/2002 che ricostruisce, con le riproduzioni di oltre 200 opere, la lunga vicenda di questa artista comasca, indagata con grande attenzione da un saggio di Giuliano Collina.

Gioielli
L’Oreficeria Benzoni aveva già curato la produzione di gioielli su forme tratte da disegni e opere di Luisa Albertini, in occasione della sua mostra tenutasi a Como alla Galleria Atrio nel 1989.
Anche allora io mi occupai della realizzazione. Il lavoro consisteva nel seguire la nascita del gioiello; dalla selezione delle forme giudicate più interessanti, all’ultimo tocco di rifinitura in laboratorio. Il tutto avveniva con un continuo scambio d’opinioni e considerazioni con l’artista.
L’operazione si è riproposta ora, con le stesse modalità di collaborazione, facilitata ancor più da un’intesa, frutto di una simpatia umana accresciuta nel corso degli anni.
Ho avuto la possibilità di libero accesso a quell’enorme mole di disegni e bozzetti che formano il corpo vivo dell'opera di Luisa Albertini.
Abbiamo deciso insieme di estrapolare alcune parti ritenute particolarmente significative di un determinato periodo, nonchè alcune forme iconografiche ricorrenti, valutando naturalmente la possibilità di poterle tradurre in gioiello.
A questo punto la mia attenzione si è concentrata sulla necessità di rispettare al massimo l’opera originaria. Si trattava - per usare una metafora musicale - di interpretare, in modo che l’esecuzione fosse rispondente all’idea del compositore.
Devo dire che in questo sono stato facilitato dal fatto che, sia nei disegni sia nei bozzetti di Luisa Albertini, vi è costantemente una notevole pulizia grafica. Per di più, la linea funzionale quasi sempre delimita le forme con precisione, senza ripensamenti.
L’interpretazione si è concretizzata nella scelta di materiali e tecniche di lavorazione che assecondassero quello che il disegno a volte evidenziava in maniera netta, altre volte più sommessamente suggeriva.
L'oro, per sua natura un materiale dal colore caldo, ben rispondeva alla sensazione di energica vitalità che si sprigionava dai disegni.
Sono state scelte pietre - agate di diverso colore, calcedonio, diaspro - che cromaticamente fossero in sotto-tono, perchè il colore non prendesse il sopravvento visivo sulla forma disegnata.
Per spegnere ancor più i toni, spesso la pietra è stata satinata.
Per dar luce a degli occhietti, che nel disegno erano punti pungenti, era obbligatorio usare dei brillantini.
Spesso anche la lastra d’oro è stata satinata, per rispettare quella morbidezza che il disegno presentava e per alludere - mediante una certa irregolarità della superficie - a lievi passaggi di tono cromatico.
Il bordino del castone, nel punto di battitura del metallo sulla pietra, a volte è stato tenuto qualche decimo di millimetro più alto per creare un filo d’ombra che evidenziasse quello che nel disegno era un segno più marcato.
Non è questa la sede per delle digressioni - che competono al critico e allo storico dell’arte - circa l’analisi dell’opera di Luisa Albertini e delle relazioni con l’opera di altri artisti. Mi sia consentito però di dire come, dopo essermi soffermato su tanti suoi disegni e bozzetti, mi sia convinto di quanto ella abbia interiorizzato dell’opera di alcune fra le maggiori personalità delle avanguardie storiche del Novecento.
Un complesso sistema di rimandi iconografici e formali, compongono il grande bagaglio visivo di Luisa Albertini. Un bagaglio assimilato in modo intuitivo, sicuramente non intellettualistico, che affiora, rielaborato, in modo originale: l’ironia non-sensistica di Magritte, i triangoli di Kandinsky, i volti che si tagliano in due e si aprono sul piano dell’ultimo Picasso, la spazialità assoluta di Mirò e soprattutto Klee.
Un solo esempio. C’è un’opera molto nota di Klee - L’occhio del 1938 - che riemerge, forse inconsciamente, in un particolare, formalmente molto più complesso, di un disegno di Luisa Albertini del 1985 e che qui è stato realizzato come spilla.
E' stato per me motivo di vero onore poter disporre da parte di Luisa Albertini della massima fiducia per l'interpretazione della sua opera. Motivo di gratificazione in quanto, fin da ragazzo, ho sempre pensato di trovarmi di fronte ad una personalità straordinaria, non solo nell'ambito artistico comasco e che solo la natura eccessivamente schiva non permettesse di essere apprezzata nella giusta misura. Di questo sono sempre più convinto, dopo una più estesa conoscenza dei suoi lavori.
Con questo lavoro, che vuol essere un omaggio alla sua opera, spero di non aver tradito la sua fiducia e che il risultato venga giudicato in modo positivo.
Pietro Grigioni

Luisa Albertini. Nota biograficaLuisa Albertini nasce nel 1918 a Como, dove vive e lavora. Sotto la guida di Piero Saibene, negli anni, ‘30 inizia la sua attività artistica esercitandosi nel disegno dal vero, ma la sua formazione è essenzialmente da autodidatta. Contano le frequentazioni dell’ambiente artistico dell’astrattismo comasco di Radice, Badiali, Rho, Galli, ma soprattutto la sua curiosità nei confronti delle tecniche e dei materiali.
Le sue prime opere sono ritratti, disegni a grafite, a carboncino, a pastello, ma già nel dopoguerra si rivolge ad altri materiali: inizialmente alla terracotta smaltata che presenta alla Triennale di Milano del 1953, e successivamente al rame e al bronzo, anch’essi smaltati, che espone alla Barbaroux di Milano nel 1959 e nel 1962 alla galleria Miricae di Roma.
Negli stessi anni partecipa a collettive di artisti italiani in Germania, per la Galleria Totti di Milano, e ad Oslo e Stoccolma, ma sono solo le sue opere a muoversi: il suo luogo di lavoro è la sua casa, a Como, dove svolge una attività ininterrotta sino ad oggi.
Fin dalle sue prime terrecotte è presente nella sua attività, anche se in misura minore, l’interesse per l’oggetto artigianale, piccoli accessori per la casa e gioielli in diversi metalli, che produce in limitatissima serie o in pezzi unici con l’aiuto di artigiani.
Negli anni ‘60 sperimentando l’uso di altri materiali inizia a realizzare opere di grandi dimensioni: sono lavori in tessuto, panno, tela, juta, e poi, negli anni ‘70 in legno smaltato. Queste opere vengono esposte in mostre personali a Como, La Spezia, Brescia insieme ad acqueforti, acquetinte, e ad altre opere grafiche che continua a produrre con tecniche diverse, dal collage all’incisione su scrapeboard, agli inchiostri su carta.
Negli anni ‘90 approda alla pittura su tela alla quale si dedica tuttora.