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      ARTURO BONFANTI 1906-1978. 
        Antologica 
        24 marzo - 30 giugno 2002 
        Locarno, Pinacoteca Casa Rusca
      La Pinacoteca Casa 
        Rusca di Locarno dedica la mostra di primavera ad Arturo Bonfanti (Bergamo 
        1905-1978), inaugurando con essa un ciclo di esposizioni dedicate ad artisti 
        che hanno frequentato assiduamente il Canton Ticino. Bonfanti vi incontrò 
        a più riprese Arp e Nicholson, con cui aveva instaurato ottimi 
        rapporti nei suoi viaggi a Parigi e a Londra, ma soprattutto vi realizzò 
        buona parte della sua produzione grafica nell'Atelier Lafranca di Locarno. 
       La mostra intende 
        ricostruire i vari momenti della sua esperienza artistica e prende quindi 
        le mosse da opere di chiara figuratività per poi soffermarsi sui 
        lavori in cui appare evidente la tensione verso una semplificazione formale, 
        da cui matura la lunga stagione astratta, che si sviluppa dagli anni Quaranta 
        in poi, fondata su una composizione in cui sono protagonisti in pari grado 
        la linea, la superficie e il colore. Queste tre "risorse elementari" sono 
        gestite da Bonfanti con grande rigore e con altrettanto senso lirico: 
        "a nessuna - scriveva Willy Rotzler nella bella monografia pubblicata 
        da Alfieri nel 1979, un anno appena dopo la morte dell'artista - viene 
        data la preferenza; piuttosto egli cerca di impiegare il più possibile 
        ognuna d'esse come una forma pura, intensa e perfetta. In ogni caso... 
        egli sempre considera ognuna d'esse come una funzione delle altre. La 
        linea è in rapporto con la superficie, la superficie richiede - 
        per la sua dimensione e sagoma - un certo colore. Viceversa, il colore 
        definisce la collocazione e l'importanza della superficie...".  
      L'esposizione, che 
        fa seguito ad una importante rassegna tenuta all'Institut Mathildenhöhe 
        di Darmstadt nell'estate 2001, è la prima vera antologica di Bonfanti 
        proposta in uno spazio pubblico in ambito culturale italiano e bisogna 
        risalire agli anni 1991-1992 per ritrovare un'altra presentazione ampia 
        e articolata della sua produzione che fu ospitata dal Kunsthaus di Zug, 
        dal Musée Jenisch di Vevey, dal Musée municipal di Cholet 
        e dal Kunstverein di Ludwigshafen. 
      Inoltre, per la prima 
        volta, viene presentata al pubblico tutta la produzione scultorea di Bonfanti, 
        all'interno di un itinerario espositivo che intreccia l'opera dipinta 
        con i disegni e le opere plastiche in un singolare confronto che permette 
        di valutare anche il processo creativo dell'artista. 
        Un bel nucleo di opere della mostra sono state rintracciate in collezioni 
        ticinesi, testimonianza, questa, dell'attenzione che all'opera di Bonfanti 
        fu dedicata in Svizzera già negli anni dei suoi ripetuti soggiorni 
        di lavoro. 
      Una sezione della 
        rassegna proporrà infine una scelta di opere grafiche (litografie, 
        acquetinte, acqueforti, rilievi) tutte realizzata proprio a Locarno, ivi 
        compreso il Livre à voir con pagine a rilievo accompagnate e commentate 
        da "charactères en liberté" (caratteri in libertà). 
         
      La mostra, curata 
        da Luigi Cavadini e accompagnata da un catalogo in cui sono riprodotte 
        tutte le opere esposte, si inaugura sabato 23 marzo e resterà aperta 
        fino al 30 giugno tutti i giorni, escluso lunedì, con orario continuato 
        dalle 10 alle 17.  
       
      Arturo Bonfanti nasce 
        a Bergamo il 14 maggio 1905. Dal 1924 frequenta a tempo pieno la Scuola 
        d'Arte Andrea Fantoni di Bergamo. Presta servizio militare a Firenze nel 
        1925; si trasferisce a Milano nel 1926 e qui si dedica all'arte grafica 
        ed applicata. La sua prima personale viene tenuta a Bergamo nel 1927. 
        Nel 1930 sposa Luisa Ferravilla, figlia del celebre attore, e due anni 
        dopo nasce Adriana.  
        Durante la guerra torna a Bergamo con la famiglia. Dal 1946 sono frequenti 
        i suoi viaggi all'estero: a Parigi instaura rapporti di amicizia con Magnelli, 
        Schneider, Charchoune e Arp; a Zurigo con Bill; a Monaco con Baumeister, 
        Fruhtrunk; a Londra con Nicholson e Pasmore. A Lione nel 1948 progetta 
        e realizza un'architettura d'ambiente che consegue il primo premio. Il 
        1947 è l'anno in cui perviene all'astrazione geometrica. Ritorna 
        a Milano nel 1952, interessandosi attivamente ad esperienze cinematografiche 
        e realizzando cortometraggi che presenta all'VIII Festival d'Amateurs 
        di Cannes dove ottiene nel 1954 con La chiave di Calandrino il Prix du 
        Film des Marionettes. 
        E' sua la scenografia della Panchina di Sergio Liberovici al Teatro Donizetti 
        di Bergamo nel 1956.  
        Allestisce dopo trent'anni, nel 1959, la seconda mostra personale nella 
        sua città natale alla Galleria Lorenzelli; nello stesso anno partecipa 
        alla Biennale "Italia-Francia" a Torino. Dal 1960 al 1975 allestisce mostre 
        personali e collettive in varie città italiane, d'Europa e d'America; 
        partecipa con sale personali alla IX Quadriennale di Roma (1965), alla 
        XXXIV Biennale Internazionale di Venezia (1968) e alla X Biennale di San 
        Paolo del Brasile (1969). 
        Ritrova e frequenta in Canton Ticino gli amici Arp e Nicholson e sempre 
        in Ticino, presso l'Atelier Lafranca di Locarno, realizza buona parte 
        della sua produzione grafica. 
        Nel 1975 si sottopone ad un grave intervento chirurgico che lo obbliga 
        a ridurre notevolmente la sua attività creativa. 
        Muore a Bergamo il 21 gennaio 1978 per un improvviso malore. 
        Fra le mostre pubbliche che si sono tenute dopo la sua morte si segnalano 
        quelle proposte nel 1985 al Museo Civico di Lodi, nel 1991 al Kunsthaus 
        di Zurigo e al Musée Jenisch di Vevey, nel 1992 al Musée 
        Municipal di Cholet, al Kunstverein di Ludwigshafen e presso Galleria 
        d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, nel 2001 all'Institut Matildenhöhe 
        di Darmstadt. 
       
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