Comune di Faloppio

FELICE FILIPPINI
Faloppio (CO), Chiesa Vecchia di Gaggino
19 maggio - 10 giugno 2012

Il Comune di Faloppio, in provincia di Como a pochi chilometri dal confine, dedica a partire dal 18 maggio, una mostra a Felice Filippini, personaggio di spicco – spesso controverso -  della cultura ticinese e svizzera del ‘900, poeta e scrittore, ma soprattutto artista, nato ad Arbedo, alle porte di Bellinzona nel 1917 e morto a Muzzano nel 1988.
La rassegna, che presenta una ventina di opere di grandi dimensioni proveniente dalla collezione di un appassionato d’arte da tempo residente in paese, che fu amico di Filippini, si concentra sulla sua ricerca degli anni Sessanta e Settanta  e comprende dipinti su tela e su masonite esposte nelle più importanti rassegne tenute in quegli anni. I temi affrontati sono quelli tipici della sua poetica: le crocifissioni, gli abbracci, la danza, il violoncellista, le tragedie (Auschwitz, il Biafra, ecc.). Non mancano dipinti dedicati ad Alberto Giacometti, conosciuto nel  1965 poco prima della morte, la cui opera ha fortemente segnato gli ultimi decenni  della sua produzione.
Personaggio complesso, Filippini: “felice e tragico, oscuro e luminoso” come è “il suo universo” secondo la definizione di Arnold Kohler in apertura del catalogo della mostra “Una vita per la pittura” proposta nel 1982 alla Villa Malpensata di Lugano. Una pittura, la sua, che risale all’espressionismo e che poi si crogiola nella materia e nel segno dell’informale. Il dramma della vita si incontra e si incrocia con la ricerca di un modo palpabile di rappresentarlo e nella pittura informale egli trova gli strumenti ideali, dai grumi della terra ai rapidi tracciati grafici che spesso si compongono per raccontare.
In tutto il suo percorso (ma diventa insistito, incontrollato e a volte ingombrante dopo gli anni Cinquanta) fondamentale è la ricerca dell’azione dentro la pittura “… io cerco di rappresentare, imprigionare e restituire il movimento. Il movimento – dichiara in una intervista a Claudio Nembrini nel 1982 - per me è tutto, il movimento anche impercettibile, ma che dà vita a un quadro è la mia ricerca i base “. E questo intento è talmente perseguito che porta alla fine alla dissoluzione nella forma (lui parla di “scarnificazione”) e ad una rappresentazione dove più che i corpi in azione si percepiscono  sensazioni forti e si palesano enigmi e interrogativi.
La pittura di Filippini è insomma una riflessione continua  e una continua ribellione a se stesso ma soprattutto al mondo e  alla società nel loro essere, inevitabilmente, fonte di sofferenza  e di disagio.
La mostra, curata da Luigi Cavadini, si inaugura venerdì 18 maggio alle ore 21.00 e resterà aperta al pubblico  fino al 10 giugno nei giorni di giovedì, venerdì e sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.00 e  domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.
Giovedì 31 maggio, poi, alle ore 21.00, nell’ambito della mostra, si terrà un incontro sul tema “Felice Filippini tra arte e poesia” con il critico d’arte Luigi Cavadini.

Nota biografica
Filippini Felice (Arbedo 1917 - Muzzano 1988) è stato pittore, incisore ed affreschista, ma anche scrittore, poeta, traduttore, saggista. Dopo gli anni scolastici obbligatori, tra 1933 e 1934 studia disegno per breve tempo  al Technikum di Friborgo per poi passare al Liceo Maria Hilf di Svitto. Nel 1937 si diploma alla magistrale di Locarno. In questi anni frequenta lo studio di Ugo Zaccheo, che lo avvia alle tecniche della pittura e dal 1938,  si accosta al pittore Carlo Cotti a Lugano, città dove apre il suo primo atelier. Nel 1940 sposa la pianista Dafne Salati, con cui avrà i figli Rocco e Saskia. Dal 1945 al 1969 dirige i servizi parlati di Radio Monteceneri (poi Radio Svizzera Italiana).
Sin dagli inizi Filippini è attivo in diversi campi: inizia nel 1934 come disegnatore e nel 1940 è un rinomato affreschista (numerosi lavori pubblici in chiese). Parallelamente scrive romanzi, drammi radiofonici, saggi critici e opere di teatro. Illustra inoltre molti libri; negli anni '60 esegue anche alcuni arazzi, sculture e rilievi.
Inizia ad esporre in mostre collettive nel 1942 e presenta la sua prima personale a Lugano presso la Ghilda del Libronel 1945. La sua prima rassegna all’estero (insieme con Ottone Rosai) è presentata alla Strozzina di Firenze, in Palazzo Strozzi, nel 1954.

La scrittura. Filippini esordisce come scrittore nel 1943 con Signore dei poveri morti (Istituto Editoriale Ticinese, ma anche Vallecchi, 1955), con cui ottiene il Premio Lugano. Seguono Racconti del sabato sera (1947) e il secondo romanzo Ragno di sera  (pubblicato, nel 1950, contemporaneamente da Salvioni e Mondadori), con i quali ebbe rispettivamente il Premio Paraggi e il Premio Schiller. Vivace fu anche la sua attività di traduttore e saggista. Con il saggio Procuste, pubblicato su “Svizzera italiana” vinse nel 1948 il Premio per la critica internazionale della Biennale di Venezia.  Di grande rilievo è senza dubbio  la lunga esperienza radiofonica (1945- 1969) : Filippini fu prima collaboratore, poi responsabile dei programmi parlati di Radio Monte Ceneri, poi Radio Svizzera Italiana, per i quali adattò, tra l'altro, opere di Pirandello, Max Frisch, Giraudoux, Beaumarchais e Georg Büchner.