FEDERICO GUIDA. Senza distrazione né dispersione

12 ottobre 2009  – 15 gennaio 2010
Milano, Galleria Blu (Via Senato 18, tel. 02.76022404)

L’alternanza tra mostre storiche e mostre di artisti contemporanei avvicenda ora Mark Tobey con Federico Guida, figura significativa dell’arte italiana dell’ultimo decennio. Quarantenne, Guida richiama l’attenzione di critici e collezionisti da almeno dieci anni e i riconoscimenti ottenuti – nel 1996 il Premio San Carlo Borromeo, nel 1998 il Premio Marche, nel 2002 il Premio Cairo e il Premio Durini, nel 2003 il Premio Maretti e nel 2007 il Premio Michetti – ne sono una testimonianza indiscutibile.

La mostra presso la Galleria Blu di Milano fa il punto sulla produzione più recente dell’artista accogliendo una ventina di opere dove spiccano i ritratti (e gli autoritratti) con parrucca e le “vasche da bagno”.

Guida – scrive Vittoria Coen nella introduzione al catalogo - alterna drammaticità e pietà, grottesco a dolcezza e lontananza, distacco ad enfasi. Lo sguardo sbigottito di un attore si volge verso un immaginario avversario e, di fatto, all’osservatore, aggiungendo una espressione stravolta. La bocca spalancata in una smorfia, la tensione traumatica del polso e delle dita che vanno a nascondersi fra le onde della parrucca. Tutto intorno è morbidamente sfumato: sembra di percepire un accennato sospiro melodrammatico... Nei volti maschili adulti riappaiono le malizie, le crepe, le sovrastrutture del vivere, una certa dose di teatralità intenzionale, poco più di una mimica elementare, modeste risorse scenografiche… Nelle ultime opere il particolare insistito della parrucca introduce un’indicazione disinibita. Non c’è alcuna aura da imporre, niente di illustre da esternare. Piuttosto certe tonalità che possono far pensare a qualche ritratto di Lucien Freud, certi rosa dilavati, ma nessuna idealizzazione del soggetto, come nelle tracce della tradizione tedesca della Nuova Oggettività… La scelta di Guida si è fermata soprattutto sulla luce, ha piegato i suoi rosa, i suoi arancione, i suoi rossi, i suoi bruni, per così dire, fuori del colore… Questo accade, per esempio, nei delicati nudini femminili, dove prevale una dolce attenzione alle tonalità cromatiche di un’epidermide non ancora toccata dall’usura e dall’aggressività del tempo. Tutto esprime la felicità dell’innocenza. Non è il mare la cornice di questi giochi nell’acqua, ma una ben costruita vasca ad ospitarli: è soltanto una doccia casalinga ma la felicità è assicurata comunque…”