Città  di  Cantù
Associazione Amici dei Musei di Cantù
con il contributo della Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù

BATTISTA LURASCHI. Codici segreti
Cantù,  Villa Calvi (ex Municipio), via Roma 8
17 gennaio - 20 marzo 2010

 

Dopo il grande successo della mostra dedicata al lavoro di Ferenc Pintér, Villa Calvi, all’interno della rassegna biennale CANTÙARTE organizzata dall’Associazione Amici dei Musei in collaborazione con il Comune di Cantù, ospita dal 17 gennaio una importante esposizione antologica di Battista Luraschi (Lurago Marinone, 1951) che da tanti  anni persegue una personalissima ricerca creativa, ai confini tra arte e design, coinvolgendo pittura, progetti e oggetti. Luraschi ha iniziato il suo percorso agli inizi degli anni Settanta - dopo essersi diplomato in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera - con una serie di ricerche di matrice astratto-geometrica, per poi proseguire con progetti più liberi, superando le rigide separazioni delle categorie artistiche, sconfinando nell’illustrazione, nel design, nel progetto architettonico, nell’oggetto. Ha partecipato all’esperienza dei “Nuovi Futuristi” milanesi esponendo in mostre personali e collettive in Italia e all’Estero.

La mostra in Villa Calvi - la prima vera retrospettiva dedicata a questo schivo autore - propone una scelta antologica di lavori ( con oltre 100 pezzi ) realizzati dal 1973 ad oggi, documentati da un catalogo (126 pagine) edito per l’occasione da La Vita Felice di Milano, con un testo introduttivo di Renato Barilli, il critico che più ha seguito e valorizzato la sua ricerca.

Notizie biografiche Battista Luraschi è nato a Lurago Marinone nel 1951, dove vive e lavora. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, svolgendo poi attività di illustratore, scenografo, designer e pittore. Una serie di mostre personali e collettive concorre a visualizzare gli intrecci disciplinari del design con l’arte. Dalle prime ricerche “L’interno dopo la forma dell’utile” a “Nuove intenzioni di design” (1982), dal “Racconto per un ambiente” (1985) a “Effetto placebo” (1987), da “Spaziloqui” (1987) a “Ordine e disordine” (1988) si giunge con la mostra “Anni Novanta” (1991) ad un misurato riciclaggio di oggetti comuni che restituiscono economie di produzione-lavoro ai cristallini sistemi dell’arte. Piccole tracce, per uno spazio contemporaneo rimandate ai cataloghi e alle riviste di settore. La sua ultima attività nasce all’insegna dello spaesamento, privilegiando gli aspetti legati alla ricerca metaprogettuale, gestita con interventi pittorici, grafici e di design.