PRIGOV
Lecco, Galleria Melesi (via Mascari 54)
3 ottobre - 24 dicembre 2009

Per informazioni: tel. 0341.360348
www.galleriamelesi.com; info@galleriamelesi.com

 

E, infine, un’ultima cosa. Ho avuto la fortuna di vivere fino a poter vedere quei cambiamenti sociali (positivi, almeno per me e per la mia cerchia), avendo in quel preciso momento non tanto un nome sufficientemente noto e un’immagine riconoscibile, quanto piuttosto essendo ancora assolutamente attivo da un punto di vista creativo e avendo di che proporre alla società e alla cultura russa.
Dmitrij A. Prigov.

Dmitrij Aleksandrovic Prigov (classe 1940), scomparso improvvisamente nel 2007 all’età di sessantasei anni, per l’importanza della sua opera e del suo pensiero, è sicuramente uno tra i più interessanti e influenti artisti russi contemporanei. Nell’epoca sovietica fu uno degli intellettuali dissidenti che, con coerenza e coraggio, si opposero al regime. Per questo nel 1986 venne arrestato dal KGB e internato in un ospedale psichiatrico.
Fin dagli anni Sessanta si inserì, con originalità e spiccata personalità, nella corrente artistica concettuale. È stato autore di performance, video, installazioni, testi poetici e soprattutto dipinti e disegni su carta. Sono rare le opere conservate risalenti a prima della caduta del Muro di Berlino. Prediligeva lavorare su fogli di giornale, in particolare la Pravda. I suoi interventi sono caratterizzati dall’uso di alcuni simboli ricorrenti e dall’utilizzo di parole chiave, che evocano la storia della Russia.

A partire dal 3 ottobre la Galleria Melesi di Sabina Melesi ospita un’ampia retrospettiva, la prima in Italia dopo la morte dell’artista, nella quale viene presentato il più cospicuo nucleo di opere di Prigov conservato nel nostro paese.
La sezione principale della mostra è dedicata agli evocativi disegni eseguiti su fogli di giornale, molti dei quali risalgono a prima del 1989 e, pertanto, storici e rarissimi. Prigov è in grado di raccontare o, meglio, di rappresentare la storia politica e culturale del suo paese, attraverso i nomi dei suoi principali attori: Lenin, Stalin, Gorbaciov, scritti in caratteri cirillici sopra alle parole degli articoli che giorno dopo giorno, nel corso degli anni, hanno raccontato le vicende di cronaca e i grandi eventi che hanno segnato la vita del popolo russo. Con una parola, con un nome Prigov mette in moto il processo mnemonico dello spettatore, richiama alla mente fatti e circostanze che hanno fatto la storia del suo paese. L’operazione ha indubbiamente una forte componente concettuale, ma i fogli di Prigov hanno anche una grande potenza visiva e il suo segno è incisivo e marcato.

Nelle opere dedicate ai mostri, provenienti da un immaginario fantastico e onirico, si scopre un disegnatore di straordinaria abilità. Estetizzanti e formalmente curatissime sono le fotografie, sulle quali spesso l’artista interviene con segni a penna a sfera, tratteggiando i simboli tipici del suo immaginario figurativo, come il terzo occhio che si apre sulla fronte e la coppa dalla quale viene versato sangue.

L’attività di performer e videoartista, per nulla secondaria nella produzione di Prigov, è documentata da cinque sorprendenti cortometraggi girati negli ultimi anni della sua vita insieme al figlio Andrej e alla regista Natalia Mali.

Nel catalogo, curato da Michele Tavola, oltre a essere riprodotte un centinaio di opere, si trovano due testi critici dello stesso Prigov pubblicati per la prima volta in italiano, alcune poesie inedite appositamente tradotte da Alessandro Niero e una testimonianza del critico d’arte russo Viktor Misiano.