PIETRO ROCCASALVA - ALFREDO JAAR
Project area: Tiziana Priori

LA MARRANA arteambientale
Montemarcello, località Marrana – 19030 Ameglia (La Spezia)
4 luglio - 2 agosto 2009

Per informazioni Casa Bolongaro, Località La Marrana, Montemarcello, Ameglia (SP)
tel. 0187.600158- tel. Milano 02 86463673 www.lamarrana.it; info@lamarrana.it


Il Parco di Arte Ambientale di Grazia e Gianni Bolongaro - in località La Marrana di Montemarcello, Ameglia (SP) - è fra i luoghi più interessanti di proposta dell’arte ambientale a livello internazionale.

Ormai numerose sono le installazioni presenti, via via realizzate dagli artisti dall’apertura del Parco nel 1997: vi figurano opere di Hossein Golba, Kengiro Azuma, Luigi Mainolfi, Philip Rantzer, Mario Airò, vedovamazzei, Maria Magdalena Campos-Pons, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Jan Fabre, Ottonella Mocellin & Nicola Pellegrini, Ettore Spalletti, Gabriella Benedini, Hamish Fulton, Claudia Losi, Lorenzo Mangili, Lucia Pescador, Cecilia Guastaroba, Quinto Ghermandi.

La riapertura del Parco al pubblico nel mese di luglio proporrà ai visitatori una nuova in-stallazione firmata da PIETRO ROCCASALVA, un interessante video di ALFREDO JAAR e un'opera di Tiziana Priori nella Project area.

I tre artisti, seppure in modi decisamente diversi, si trovano a riflettere sul concetto di Realtà: una realtà filosofica e cerebrale, forse inesistente e sicuramente incomprensibile e incomunicabile, per Roccasalva; una realtà violentemente tangibile, ma spesso manipolata, ignorata o dimenticata per Jaar; una realtà spirituale, mistica e interconnessa per Priori.
Il linguaggio ermetico di Roccasalva inneggia all’incomprensibilità e all’incomunicabilità di una realtà che secondo Gorgia nemmeno esiste, e forse comunica una lucida riflessione sulle autoreferenzialità e inutilità dell’arte contemporanea.
Fin dai suoi esordi sotto la dittatura militare di Pinochet, Alfredo Jaar è rimasto coerente ad un ruolo attivo, critico e militante dell’artista, che attraverso le sue opere deve costantemente esplicitare posizioni etiche di fronte alla realtà e spingere lo spettatore a fare altrettanto.
Il simbolismo di Priori parla di quel rapporto di interdipendenza biologica e spirituale che lega tutta la realtà, ma che l’uomo contemporaneo pare abbia dimenticato: in questo senso l’arte diventa atto sciamanico necessario per elevare e guarire la coscienza dell’uomo, per aiutarlo ad “interpretare più consapevolmente il senso e la coscienza della collettività degli essere viventi sul nostro pianeta”.

PIETRO ROCCASALVA
Lo Straniero

Pietro Roccasalva, artista visivo a 360° gradi, è uno degli italiani più interessanti attivi oggi in ambito internazionale. Il suo lavoro - sottilmente raffinato, cerebrale e complesso - prende le mosse dalla pittura pura. Questa però è solo il punto di partenza di una pratica molto più stratificata, in cui entrano in gioco numerosi elementi esterni al quadro stesso. In quelle che l’artista definisce “situazioni d’opera”, rientrano infatti video, performance, installazioni e tableaux vivant che si legano a costruire un vero e proprio evento narrativo. I soggetti scelti da Roccasalva, eruditi e visionari, rimandano alla filosofia antica (ad esempio alla Sofistica greca), alla religione nelle sue espressioni arcaiche (centrale nei suoi titoli la figura di Zurvan, divinità una e trina del pantheon iraniano pre-islamico), alla matematica, alla tradizione popolare. I suoi dipinti, performance e installazioni sono dotati di straordinaria pregnanza concettuale e intelligente tensione simbolica, con una bellezza e-nigmatica e affascinate che però non le separa mai del tutto dalla realtà contemporanea.
L’opera realizzata nel parco de La Marrana ha per titolo “Lo Straniero” e si compone di tre aste in bronzo invecchiato, disposte a creare un triangolo equilatero tra i rovi di un bosco. Il titolo rimanda nell’immediato alla figura del sofista Gorgia da Lentini, già significativa per l’artista che lo coglie nella Scuola di Atene raffaelliana come l’emarginato, lo straniero, destinato a riconquistare quella scena con la forza del discorso; su ciascuna asta, incisi in greco antico, i tre principi della negazione dell’essere teorizzati dal filosofo nel trattato “Del Non Essere o Della Natura”: 1) Nulla è 2) Se anche qualcosa fosse, non sarebbe comprensibile per l'uomo 3) Se anche fosse comprensibile, non sarebbe comunicabile e spiegabile agli altri.
Gorgia di Lentini (483– 375 a.C) era il figlio di Carmantide e nipote del famoso medico Erodico ed è ricordato come il più notevole rappresentante della antica sofistica dopo Protagora e, insieme al suo maestro Tisia, il creatore dell'arte retorica. Già Cicerone lo ricordava come colui che volle "dichiararsi pronto a rispondere a tutte le domande, che ciascuno volesse fargli".
Alla realizzazione di quest’opera (bronzo, 253x416x416 cm) Pietro Roccasalva è pervenuto sulla sollecitazione a creare un ponte di collegamento tra un punto e l’altro del bosco, all’interno del Parco. Egli ha risposto creando 3 ponti “impossibili”. Proprio sulla privazione della possibilità, sulla negazione del passaggio (richiesto invece dai committenti), sulla nichilistica proposta frustrata di creare un ponte, verte l’installazione, che abbraccia versante concettuale e versante concreto di una paradossale non-spazialità. In virtù della loro chiusura a triangolo, le tre aste risultano infatti spazialmente autoreferenziali e non possono portare da nessuna parte esterna. Lo Straniero è quindi questo non-luogo inaccessibile e inconoscibile, e le tre frasi di Gorgia non fanno altro che ribadire, attraverso il linguaggio, questa impossibilità di accedervi, fisicamente e mentalmente.

Pietro Roccasalva nasce a Modica (RG) nel 1970. Dalla Sicilia si sposta a Milano, dove attualmente vive e lavora. Tra le mostre personali che fanno di lui uno dei più interessanti artisti della sua generazione, ricordiamo: GAMeC, Bergamo, Art: Concept, Parigi (2007), My Private # 4, Torino (2006); Johnen+Schöttle, Colonia (D) (2006); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2006); Zero…, Milano (2005); Viafarini, Milano (2004). Tra le collettive: 53. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, Venezia (2009); T2 Torino Triennale, Torino (2008); Italics. Arte italiana tra tradizione e rivoluzione, 1968-2008 – Palazzo Grassi, Venezia (2008); Manifesta 7, Bolzano (2008); Italia Italie Italien Italy Wlochy, ARCOS, Benevento (2008); Senso Unico – P.S.1 Contemporary Art Center, New York (2007); Follow my Shadow, Premio Furla, Villa delle Rose, Bologna (2005); 2° Biennale di Tirana (2003); Great Expectations!, Fuori Uso, Pescara (2003); In Extremis, CSAV, Fondazione Antonio Ratti, Como (2002).

ALFREDO JAAR
Muxima

Artista, architetto di formazione e film-maker, Alfredo Jaar si forma durante la dittatura militare di Pinochet, producendo diversi lavori esplicitamente critici rispetto al regime, ma l’attenzione internazionale arriva nel 1986, quando partecipa alla sezione Aperto della Biennale di Venezia. Fin dai suoi esordi Jaar si interroga sulle possibili interazioni tra arte e contesto socio-politico, affrontando temi legati a situazioni di emergenza umanitaria, di oppressione politica, di emarginazione sociale e di violazione dei diritti umani e civili. Si concentra in particolare su situazioni che la nostra coscienza tende a rimuovere e sulla retorica attraverso la quale i media manipolano e trasmettono le informazioni. Egli crede in una correlazione tra etica ed estetica e in un ruolo attivo e socialmente responsabile della cultura, insistendo sulla necessità di affermare, attraverso l’arte, posizioni etiche, anche fortemente critiche, di fronte a tutte le ingiustizie politiche e alle urgenze umanitarie.
Nelle sue opere, sempre improntate ad una estrema perfezione formale che gli deriva dagli studi in architettura, adotta linguaggi e strumenti diversi, dalla scultura all’installazione, dal video alla fotografia, al lightbox fino a opere di dimensioni ambientali.
Prodotto da Alfredo Jaar al ritorno da un soggiorno in Angola, nel 2005, Muxima è un poema visivo diviso in dieci cantiche legate tra loro da sette diverse versioni della stessa canzone popolare angolana. Muxima – che significa “cuore” in Kimbundu, una lingua indigena dell’Angola – è una narrazione elegiaca, emotivamente coinvolgente, in cui la musica riesce dove l’immagine da sola non può e non vuole raccontare le complesse contraddizioni di una società in rapido cambiamento.

“L’arte si fa poesia per raccontare la realtà di un paese in fase di transizione e ciò che un’intera po-polazione vive, soffre e spera; per riuscire a dire ciò che resta a chi resta, ed esprimere con la vita-lità della musica, voce viva per i vivi, un mondo che resiste alla violenza e cerca di riprendersi, e la speranza che sopravvive ad ingiustizie e atrocità, il futuro che affonda le radici nel tormento passato, che poggia su un presente fragile e precario, ma che continua a presentarsi come possibilità”. (Gabi Scardi)
In tutte le sue opere Alfredo Jaar si confronta direttamente con l’esperienza del singolo per attivare una riflessione universale sulla vita e sulla morte: Muxima è il ritratto corale, frammentato e unitario insieme, di un’esperienza condivisa, dove la lirica muove dalla passione dell’artista per la musica africana e dal desiderio profondo di celebrare la gente dell’Angola.

Alfredo Jaar, nato nel 1956 a Santiago del Cile, ha trascorso l'infanzia a Fort-de-France, in Martinica. Si è formato come architetto e film maker a Santiago. Vive e lavora a New York dal 1982. Il suo lavoro è stato ampiamente esposto in tutto il mondo. Ha partecipato alle Biennali di Venezia (1986, 2007), San Paolo (1987, 1989), Sydney (1990), Gwangju (1995, 2000), Istanbul (1995), Johannesburg (1997), Siviglia (2006) e Isole Canarie (2006), così come a Documenta, Kassel (1987 e 2002).
Mostre personali hanno avuto luogo presso New Museum of Contemporary Art di New York (1992), Whitechapel Art Gallery di Londra (1992), Pergamon Museum di Berlino (1992), Museum of Contemporary Art di Chicago (1992), Moderna Museet di Stoccolma (1994), MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2005), Fundación Telefónica di Santiago del Cile (2006), Museé Cantonal des Beaux-Arts di Losanna (2007), South London Gallery di Londra (2008) e Hangar Bicocca e Spazio Oberdan di Milano (2008).
In Italia ha realizzato, tra il 2004 e il 2005, la Trilogia di Gramsci, costituita da Cella infinita (Galleria Lia Rumma, Milano), Che cento fiori sboccino (MACRO, Roma), Le ceneri di Gramsci (Studio Stefania Miscetti, Roma), oltre a Prologo: Alla ricerca di Gramsci (Roma) e Epilogo: Estetica della Resistenza (Como).
È stato Visiting Professor al Corso Superiore di Arte Visiva della Fondazione Antonio Ratti nel 2005. Ha ricevuto il Guggenheim Fellowship nel 1985 e il MacArthur Award nel 2000. Nel 2006 ha ricevuto il Premio Extremadura a la Creación, in Spagna. Ha realizzato oltre cinquanta interventi pubblici in tutto il mondo. Oltre trenta monografie sono state pubblicate sul suo lavoro.

Project area: TIZIANA PRIORI - Tutte le cose sono collegate
Tiziana Priori è figlia d’arte, la sua formazione parte da una impostazione classica che respira in famiglia: frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e, nell’aula di Alik Cavaliere, approfondisce i suoi studi sull’arte moderna e contemporanea. Dopo una ricerca legata alla relazione tra arte, psicologia e spiritualità, approda negli anni novanta ad un’espressione astratta in cui il colore è protagonista. Utilizza vari materiali contrapposti alle delicatezze di carte fatte a mano dipinte ad acrilico, in un gioco alchemico di contrasti yin e yang, realizzando forme pittoriche. In questi ultimi anni si è dedicata anche ad installazioni e ad opere di arte ambientale.
Dal recupero delle antiche saggezze attraverso la riflessione estetica, dalla linea che percorre le domande esistenziali dei filosofi greci, dal cammino dell’oriente verso la spiritualità e dai rituali degli indiani d’America, hanno origine Phro’nesis e Medicine Wheel. Phro’nesis, il concetto di saggezza pratica, ispirata ad Aristotele, si lega all’idea di “seminare buon senso”. La macroinstallazione della parola Phro’nesis, realizzata interamente con arbusti di salvia (pianta commestibile, utilizzata anche come rimedio naturale e sin dall’antichità considerata sacra per molte culture), è un gesto simbolico che invita alla meditazione perché l’atto artistico sia un incipit che inneggia alla consapevolezza e partecipazione. Semi potranno essere sparsi al vento, perché l’energia si propaghi, circoli, cresca e nutra.
Dalla lettera del capo pellerossa Sealt, Capriolo Zoppo, al Presidente degli Stati Uniti, Franklin Pierce, nel 1854, nasce Medicine Wheel, simbolo ricchissimo che incarna perfettamente il principio che Tutte le cose sono collegate. L’installazione è omaggio ai nativi americani, al loro rispetto per la madre Terra, al sapere che quest’ultima non sia dell'uomo, ma è l'uomo che le appartiene. Per La Marrana, l’opera inserita nell’orto diviene messaggio di un’intelligenza ecologica. vo” (David Goleman”).

Tiziana Priori nasce a Cremona e, negli ultimi decenni, è protagonista di numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero, tra le quali si ricordano: Arte e moda, Umanitaria, Milano, (2000), Iridescenze, Palazzo Biumi, Varese (2003), Libri d'artista, ed.J. Weiss, Biblioteca nazionale di Berna, Svizzera, (2005), Padiglione Italia, Chiesa del San Gallo, Venezia, (2005) Chakra, Palazzo della Pretura, Castell'Arquato, Piacenza (2005) Camera 312 - evento collaterale - Biennale di Venezia, Venezia, (2007), Arte bianca, palazzo Roccabruna, Trento (2007), - Incontri, spazio San Gottardo, Melano, Lugano (2007), Trasparenze, Galleria Blanchaert, Milano (2008) Omaggio a Jean Cocteau, Palazzo delle Stelline, Milano, (2008), Arte in verde, Installazione nel Giardino Calderini, Milano, La doppia elica della vita - arte e scienza, spazio Guicciardini, Milano (2009). Vive e lavora a Milano.



LA MARRANA ARTEAMBIENTALE - IL PARCO
Il Parco di Arte Ambientale situato in località La Marrana di Montemarcello, Ameglia (SP) - nell’ambito del Parco Naturale Regionale Montemarcello-Magra - è fra i luoghi più interessanti in cui ammirare opere di arte ambientale realizzate da artisti internazionali. L’inizio della sua storia risale al 1997 quando Grazia e Gianni Bolongaro decisero di trasformare la loro casa di Montemarcello e l’ampio terreno che la circonda in un punto di ritrovo per gli artisti e gli appassionati d’arte contemporanea. Il programma di attività, avviato con la mostra del persiano Hossein Golba, ha un elemento caratterizzante: la creazione di opere appositamente studiate per le singole collocazioni scelte dagli artisti.

La particolare attenzione al rapporto che si crea tra opera d’arte e ambiente è stato lo stimolo per la creazione del Parco e il continuo arricchimento del territorio de La Marrana, testimonianza della validità dell’idea iniziale: l’arte agisce sul paesaggio ma in modo armonico con il paesaggio stesso, fornendogli nuovi motivi di visita e fruizione.
Il Parco, oggi, è un museo a cielo aperto in cui i visitatori possono ammirare opere di Hossein Golba, Kengiro Azuma, Luigi Mainolfi, Philip Rantzer, Mario Airò, vedovamazzei, Magdalena Campos-Pons, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Lorenzo Mangili, Lucia Pescador, Cecilia Guastaroba, Quinto Ghermandi, Jan Fabre, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Ettore Spalletti,Gabriella Benedini, Hamish Fulton, Claudia Losi. Con maestri ormai storicizzati dalla lunga attività e consuetudine espositiva, figurano anche artisti giovani e meno noti che frequentano l’arte ambientale con grande vivacità e qualità di proposta.